martedì 3 febbraio 2009

CONVEGNO DI STUDIO SU BRUNO CARACENI

A conclusione della vasta mostra antologica, la città di Sacile dedica alla ricostruzione dell'affascinante carriera del pittore Ezio Bruno Caraceni (Chioggia, 1927-1986) una giornata di studi fissata per il giorno

7 febbraio 2009 alle ore 16

presso il salone principale di Palazzo
Ragazzoni Flangini Biglia di Sacile

che vedrà convenire alcuni studiosi universitari. L'occasione darà modo di fare il bilancio dei risultati conseguiti dalla mostra, così come delle problematiche ancora aperte, con approfondimenti specifici dedicati alle partecipazioni del pittore alla Biennale di Venezia, al lavoro per le alcune delle più avanzate gallerie private italiane dell'epoca, al suo contributo da protagonista alla sperimentazione tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando il fronte della ricerca artistica avvertì l'urgenza di spingersi oltre l'informale, tendenza che aveva dominato il decennio precedente.

Dopo aver frequentato l'Accademia di Venezia, Ezio Bruno Caraceni si stabilisce a Roma all'aprirsi degli anni Cinquanta, in quella via Margutta che è il fulcro giovane e vivace della vita artistica e intellettuale della Capitale, dove hanno gli studi, tra gli altri, Carla Accardi, Giulio Turcato, Piero Consagra, Alberto Burri. Lì, dopo le prime prove astratte, dettate dall'urgenza di aggiornamento sui grandi maestri internazionali, quali Klee e Picasso, Caraceni guarda soprattutto alla ricerca di Burri. Riflettendo sui Sacchi di quest'ultimo, egli pare anticipare lo stesso maestro nell'acquisizione tecnica della plastica fusa spalmata su tela, tecnica sviluppata in un ampia serie di lavori degli anni 1957-1958, che vedono il trionfo della materia bruta, tra bolle e bave filanti, e costituisce un pregevole contributo all'Informale.

Ma l'invenzione più convincente di Caraceni risale al 1959, in fase di superamento dell'Informale, quando egli produce dei pannelli dove introduce filo metallico fissato su chiodi. Egli intreccia un originale tessuto spaziale, che disegna raffinate geometrie stagliandosi leggero e vibrante su fondo bianco. È un'arte che volge verso l'impercettibile e richiede una fruizione contemplativa, mentale oltre che visiva: il filo visualizza schemi di relazione tra le forme, rapporti reciproci, sintassi di legami interni. Magari potremmo immaginarci di percepire il lieve ronzio emesso da quei collegamenti a rete, come quello che ci dice che un elettrodomestico è in funzione, che nei suoi congegni scorre l'energia.

Inoltre, se consideriamo che il filo invita lo sguardo dello spettatore a seguire il suo andirivieni, cogliamo un certo avvicinamento alle indagini di tipo Optical, interessate all'analisi della percezione: l'opera si dichiara, testualmente, come campo visivo, in cui il filo, equivalendo di fatto al percorso dell'occhio dello spettatore, rappresenta il grafo del processo del vedere. Più che mai, quindi, la linea-oggetto veicola una sottile tensione dinamica, come un sismogramma – i futuristi avrebbero parlato di "linea-forza".

I relatori che interverranno alla giornata di studi sono docenti presso le Università di Padova e Venezia, specialisti in storia dell'arte del Novecento in ambito veneto, sono:

Guido Bartorelli (Università di Padova, curatore dell'antologica su Caraceni in corso a Sacile)
La retrospettiva Ezio Bruno Caraceni: ricostruzione di una carriera, con alcuni problemi aperti

Giuseppina Dal Canton (Università di Padova)
Caraceni alla Biennale di Venezia

Annamaria Sandonà (Università di Padova)
Dall'informale a "dopo l'informale": il cambio di linguaggio dell'arte di Caraceni

Giovanni Bianchi (Università Ca' Foscari di Venezia)
Le personali di Caraceni entro l'attività espositiva della Galleria Numero

Alessia Castellani (Università di Padova)
Le mostre di Caraceni alla Galleria del Cavallino (1960 e 1968)

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